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Venerdì 06 Ottobre 2023
Ore 17:15
INCONTRI DI FILOSOFIA, aperti a tutti, organizzati dai professori Attilio Bruzzone e Andrea Guidi insieme ai loro studenti.
Gli incontri si tengono il venerdì dalle 17.30 alle 20.00
CALENDARIO DEGLI INCONTRI
Per millenni il potere politico si è trovato sostanzialmente dove diceva di essere. Dietro la sovranità di un re non c'era altro che quella stessa sovranità che dominava, in ultima istanza, l'intera società, almeno sul piano simbolico. L'Illuminismo e la nascita del liberalismo hanno invece cambiato le carte in tavola. Nasce l'idea di una società "pluralista" e "democratica" in cui tutte le forze ideali e sociali apparentemente possono esprimersi e dire la loro alla pari. Può il racconto del liberalismo su sé stesso, nell'atto di proporsi come un'idea superiore di libertà, essere considerato un grande inganno? Molte posizioni odierne, caratterizzate da interventi regolarizzatori, quando non censori, sul dissenso, rivelano la forza o la debolezza della società liberale?Interventi di Mauro Augias, Attilio Bruzzone, Andrea Guidi. Seguirà il dibattito.
Attuale e inattuale a un tempo, il concetto di «fine della storia» non cessa di provocare aspre polemiche e appassionate difese. La storia è davvero finita con il termine della guerra fredda, come asserisce il politologo americano Francis Fukuyama nel suo celebre libro La fine della storia e l'ultimo uomo (1992)? Che cosa si deve intendere, propriamente, con la controversa espressione «fine della storia»? E, prima ancora, che cosa è storia? Quando si può parlare di storia e quando si deve, invece, parlare di cronaca? Tale distinzione è legittima o illegittima? Che cosa rende, poi, un evento passibile o meno di storicità? Spetta solo agli storici di professione giudicare nel merito di tale questione decisiva per la costruzione del vivere sociale, della memoria comune e dell'immaginario collettivo? Quali sono, infine, le prospettive odierne da un punto di vista filosofico-storico? Gli interventi di Attilio Bruzzone, Andrea Guidi e Mauro Augias tenteranno di rispondere a questi interrogativi, senza evitare alcune temerarie «considerazioni sulla storia universale».
Siamo lieti di ospitare Roberto Pellerey, docente di Semiotica all'Università di Genova, che ci introdurrà ai suoi studi sui segreti delle scritture.Esamineremo il modo in cui funziona la procedura di decifrazione delle scritture antiche sconosciute. Le scritture antiche sono considerate come crittografia dal decifratore e in effetti offrono molte somiglianze con giochi e attività crittografiche, come i codici segreti (militari, ad esempio) o l’enigmistica. Ma noi ci occuperemo di testi composti in origine per una comunicazione normale e ordinaria, di cui si presumeva la facile lettura da parte dei lettori cui erano rivolti. Questi testi sono diventati enigmatici per il passare del tempo, che ha reso criptica la pronuncia, la lettura e il significato essendo scomparsa memoria del sistema di scrittura se non dell’intera civiltà che la usava. Useremo come caso esemplare la decifrazione del sistema di scrittura cuneiforme della civiltà assiro-babilonese, seguito da alcuni passaggi della storia della decifrazione del Lineare B di Creta.Dall’analisi risulta che la decifrazione di scritture sconosciute o dimenticate è un processo artigianale abduttivo e ipotetico in gran parte basato sull’azzardo e sull’assunzione di tesi indimostrate, cioè di passaggi logici di fatto immotivati. Tuttavia la decifrazione deve utilizzare conoscenze storiche compatibili con la civiltà analizzata, conoscenze tecniche specifiche (linguistiche, filologiche, glottologiche), conoscenze storiche e letterarie dei generi testuali, conoscenze su usi e funzioni della scrittura. Il risultato è una combinazione di indizi e di possibilità che viene confermata solo dalla coerenza finale dell'ipotesi.Seguirà il dibattito.
Cosa ci racconta la vicenda storica dell’uomo Oppenheimer e quale immagine vuole restituirci Nolan del proprio protagonista? Il percorso di un uomo e dei suoi conflitti si intreccia inevitabilmente, nella vita di Oppenheimer, con un mondo complesso, in cui la storia e la politica sovrastano l’individualità. L'intervento iniziale di Agnese Zocco sarà teso a rintracciare nella pellicola gli elementi che possano condurci agli interrogativi chiave che caratterizzano il rapporto tra scienza, etica, potere politico e storia.
Seguirà il dibattito.
Che cosa è arte? È possibile definire un fenomeno sfuggente e cangiante come questo? Chi è l'artista, ovvero quella figura evanescente, sospesa tra mitologia e banalizzazione? Vi è, poi, qualcosa dietro la maschera, oppure, per citare un celebre thriller degli anni Ottanta, "sotto il vestito niente"? Infine, la rappresentazione è tutta la realtà, oppure, al di qua e/o al di là di essa, permane un residuo riottoso a ogni pretesa di sussunzione e a ogni riduzionismo coscienziale? Una cosa, per il momento, è certa: il confronto/scontro tra ontologia e dialettica si rivela essere decisivo anche in merito alla spinosa questione dell'arte e della vita dell'artista. Gli interventi di Mauro Augias, Attilio Bruzzone e Andrea Guidi tenteranno di rispondere a questi quesiti, affrontando il problema della rappresentazione.
In pagine tra le più celebri della filosofia novecentesca, Adorno ha visto nelle Sirene di Odisseo un simbolo catastrofico: l'anticipazione di ogni cedimento all'irrazionale. Il mito, tuttavia, non è un dogma, e la sua dialettica si lascia riscrivere. Qualche anno prima di Adorno, Bertolt Brecht insinuava che le Sirene, invece di cantare, avessero sbeffeggiato la vigliaccheria di Odisseo: l'eroe della razionalità occidentale diventava un codardo. Ernst Bloch aveva preferito tappare con la cera le orecchie del navigante, pagando con l'ottusità il superamento del mito. Ma chi può dire - chiedeva già Franz Kafka - che alla sordità di Odisseo le Sirene non avessero replicato tacendo, per mantenere intatta nei secoli la loro forza di seduzione? Cosa le Sirene in fondo cantassero resta però indeterminato; come indeterminata e provvisoria è ogni vittoria della ragione nella dialettica del mito. Intervento iniziale di Francesco Simoncini. Seguirà il dibattito.